Lettera aperta alla città di Como

Cara Como,

è giunto il tempo degli auguri.

Saranno auguri sinceri, ma purtroppo amari.

Auguri agli anziani della bocciofila,

perché in una città che invecchia anche il diritto di stare insieme sembra diventato sacrificabile.  A due anni di distanza un luogo antico e prezioso, ancora privo della sua voce e della sua anima, resta spento e al buio.

Auguri ai bambini della scuola Sauro e della scuola Carluccio,

che sono potuti tornare nelle loro aule grazie alla solidarietà degli adulti e alla forza di una comunità che si è unita per opporsi alla volontà della Giunta di chiuderle, scegliendo di non voltarsi dall’altra parte.

Auguri agli altri bambini che rischiano di perdere la propria scuola a causa di una razionalizzazione che cela una desolante rinuncia al futuro. Auguri nonostante i continui annunci di nuove chiusure, in barba agli errori del passato e alle richieste delle famiglie che continuano a stringersi in un abbraccio collettivo.

Auguri alle famiglie e ai lavoratori,

che sopporteranno costi sempre maggiori per parcheggiare senza ricevere servizi né agevolazioni.

Auguri ai giovani di questa città che offre loro sempre meno, e sembra pensata più per chi passa che per chi resta.

Auguri a bambini, anziani e persone fragili,

che attendono risposte sulla riapertura della piscina di via del Dos, affinché benessere, sport e inclusione tornino ad essere priorità e non promesse sospese.

Auguri ai ciliegi e ai luoghi simbolici,

perché l’identità di una città non è un dettaglio estetico, ma una memoria condivisa da difendere.

Auguri ai dipendenti comunali,

che lavorano in condizioni sempre più difficili, con carichi crescenti e senza valorizzazione alcuna, pagando il prezzo di personalismi che stanno lacerando i rapporti di fiducia e collaborazione, spegnendo l’entusiasmo e mortificando la professionalità.

Cara Como, avverti anche tu questa sensazione di essere faticosamente amministrata, non amata e, soprattutto, non ascoltata?

Una città in cui restare sta diventando sempre più difficile anzichè rappresentare una scelta felice?

E mentre le lancette girano, bambini, famiglie, anziani e persone fragili continuano ad aspettare.

Almeno adesso che l’orologio funziona possiamo contare con precisione le ore e i minuti che ci separano dal 2027.

Quello che continua a sfuggire, invece, è il tempo delle promesse, che sembra scorrere a una velocità diversa da quello della vita reale.

Come per la piscina di Muggiò, annunciata in campagna elettorale come pronta in tre, sei mesi e rimasta ferma per anni. E che dire del Ticosa? E della Santarella? Tutti simboli di una città che, al terzo anno di mandato, attende ancora che vengano realizzati i risultati concreti del programma elettorale.

Infine, caro Sindaco,

in una democrazia non esistono “regali” ai cittadini che si comportano bene: esistono responsabilità, impegni e promesse da mantenere.

Il nostro augurio per il 2026 è che questa Ammnistrazione si apra al confronto richiesto insistentemente da più parti.

Con affetto,

e con la speranza ostinata di chi non ha smesso di crederci.

Nova Como

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